lunedì 24 ottobre 2011

UN AUTOREVOLE NO AL NUOVO TEATRO ALL'APERTO

Continua a suscitare notevoli perplessità il comportamento ostinato dell’Amministrazione Comunale di Milazzo, che persiste nel voler impiantare un nuovo teatro all’aperto entro le antichissime mura del Castello di Milazzo. A manifestare il suo no deciso ed autorevole questa volta è stato il dottor Franco Chillemi, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Catania, nonché profondo cultore di memorie patrie ed autore di diverse pubblicazioni storiche sulla città di Milazzo. L’ultima in ordine di tempo, quella intitolata «Milazzo - guida alla città perduta» (Ciofalo ed., Messina 2011) presentata proprio ieri a Palazzo D’Amico in occasione dell’apertura del nuovo biennio sociale della FIDAPA milazzese, il sodalizio presieduto da Graziella Cuzzupè.

Il secco ed energico no di Franco Chillemi rafforza dunque la tesi di quanti sino ad oggi in città hanno manifestato la propria contrarietà ad un’opera balzana, la quale non farebbe altro che assorbire un terzo o addirittura la metà dell’intero finanziamento di oltre otto milioni di euro richiesto dalla stessa Amministrazione Comunale, distraendo così somme necessarie invece per eseguire importantissimi lavori lasciati a metà, dal recupero dei torrioni della cinta aragonese a quello dei bastioni della cinta spagnola.

lunedì 10 ottobre 2011

UN CASTELLO DI EQUIVOCI - Pino, Italiano e la Gazzetta del Sud

In riferimento all’articolo apparso oggi sulla Gazzetta, che ha pubblicato un intervento del sig. Lorenzo Italiano («Nessuna inaugurazione, ma solo una visita ai cantieri del castello. L'ex sindaco di Milazzo, Lorenzo Italiano, in una lettera al giornale risponde alle recenti dichiarazioni del sindaco Carmelo Pino»), desta sorpresa apprendere - peraltro soltanto adesso - che trattavasi di visita al cantiere e non di inaugurazione.

Evidentemente il sindaco attuale e migliaia di concittadini come il sottoscritto erano stati tratti in inganno dal manifesto che l’Amministrazione Comunale pro-tempore aveva fatto affiggere lungo le strade cittadine alla vigilia del 23 maggio 2010 e delle ultime elezioni amministrative, manifesto in cui si annunciava la presentazione del «Castello restaurato» e non «in corso di restauro».

A trarli in inganno, poi, il ricco catering, che di norma si organizza in occasione di solenni inaugurazioni ed i cui rifiuti fecero bella mostra di sé (furono abbandonati sul bastione di S. Maria) nel pomeriggio di quel 23 maggio, quando dei tecnici e degli addetti ai lavori cui fa riferimento il sig. Italiano sulla Gazzetta di oggi non v’era traccia alcuna, almeno agli occhi delle  centinaia di visitatori (bambini inclusi) che come il sottoscritto visitarono il cantiere tra le 16,00 e le 18,00, col rischio concreto di infortunarsi a causa delle mille trappole che - documentate con tanto di fotografie in un documento pubblico allora redatto dallo scrivente - purtroppo continuano ancora ad essere presenti in questi giorni, dopo oltre un anno di Amministrazione Pino, oggi impegnata in un folle progetto di costruzione di un costosissimo nuovo teatro all’aperto.

A trarli in inganno, ancora, il comunicato stampa ufficiale diffuso dal Comune di Milazzo alla vigilia di quel 23 maggio: «Domenica 23 maggio alle 11 - si legge nel comunicato - l’Amministrazione ha annunciato la cerimonia di consegna dell’imponente fortilizio che – si auspica – possa diventare, dopo gli interventi di restauro (investimento da quasi 12 milioni di euro) il riferimento dello sviluppo culturale, turistico ed economico della città. Il sindaco Italiano ha auspicato che tutta la cittadinanza partecipi alla riapertura dell’antico maniero».

A trarli in inganno anche il discorso pronunciato dall’allora sindaco il 23 maggio 2010, pubblicato nel sito internet comunale il giorno successivo: «Il Castello rappresenta uno scrigno di cultura che si identifica pienamente con la storia della nostra città – ha affermato Lorenzo Italiano, subito dopo il taglio del nastro (proprio così, taglio del nastro, ndr). Oggi restituiamo questa struttura alla collettività con l'intento di portare avanti un progetto ambizioso che punta a fare della nostra città un polo d'eccellenza culturale, attraverso gli itinerari museali, le chiese, i siti archeologici e, appunto, il maniero appena restaurato”.

A trarli in inganno inoltre gli orari di visita del bene culturale e non del cantiere diffusi dall’Amministrazione pro-tempore il giorno successivo alla cerimonia d’inaugurazione o di mera visita al cantiere che dir si voglia: «Gli uffici comunali hanno reso noti gli orari di accesso al Castello. Saranno esclusivamente visite guidate. Nelle ore mattutine la prima visita è prevista alle 9,30, l’ultima alle 11,30. Nel pomeriggio, prima visita alle 15,30, ultima alle 17,30».

Una domanda sorge spontanea: che necessità c’era di organizzare un catering da 10 mila euro o di tagliare il consueto nastro se si era ancora lontani dall’inaugurazione?

domenica 2 ottobre 2011

QUEL CASTELLO AL VERDE COME LE CASSE COMUNALI

Proposta dallo scrivente, l'illuminazione tricolore delle antiche mura avrebbe dovuto rappresentare un omaggio quotidiano, sino al prossimo 4 novembre, del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Così non è stato, visto che è saltato ancora una volta il nuovissimo impianto d'illuminazione della cinta spagnola installato in occasione dei recenti e costosissimi lavori di “restauro”. Risultato: attualmente il Castello è illuminato la sera soltanto con luce verde.

Riparato alla vigilia della predisposizione dello stesso effetto tricolore (16 marzo 2011), l’impianto, costituito da potenti fari a luce bianca, si è guastato ancora una volta alla vigilia dell’estate appena conclusa. Da allora attende ancora di essere riparato. Carenze ed inefficienze di un apparato politico-burocratico, il quale, lungi dall’essere in grado di affrontare la manutenzione ordinaria del più importante bene culturale cittadino, si lancia in improbabili quanto faraonici progetti di fruizione dell’antico maniero, poco rispettosi della storia e dell’identità dei luoghi. Come gli oltre tre milioni di euro preventivati per costruire un nuovo teatro all’aperto che comprometterebbe irrimediabilmente la preziosa campagna di scavi fin qui condotta dalla sezione archeologica della Sovrintendenza di Messina, distraendo peraltro ingenti risorse finanziarie che invece avrebbero potuto essere utilmente investite per restaurare pregevoli ambienti del Quattrocento e del Cinquecento, sino ad ora esclusi da qualsivoglia intervento di restauro.

L’ottusità di tecnici ed amministratori comunali - e non solo - con tutta probabilità avrà la meglio. Costruiranno il loro faraonico nuovo teatro all’aperto e poi, quando ancora una volta si dovrà affrontare il delicato tema delle manutenzioni ordinarie, lo faranno lentamente marcire, come hanno fatto lentamente morire il precedente “Teatro al Castello”, abbandonato alle intemperie senza alcun intervento di manutenzione che ne evitasse lo sfascio. Così come è successo anche per il PalaDiana. E così come sta succedendo per gran parte dei lavori eseguiti recentemente all’interno dello stesso Castello, dove costosissime apparecchiature installate da oltre un anno e mezzo, senza mai essere state messe in funzione, stanno gradualmente deteriorandosi.

Oggi le antiche mura del Castello, a chi le osserva anche dai comuni limitrofi, mostrano mestamente soltanto il verde della nostra bandiera. E se quell’unico colore non rappresenta più quell’omaggio quotidiano al 150° che si intendeva perseguire, certamente comunica ogni giorno che passa un altro ma altrettanto importante messaggio: la penuria delle finanze comunali o forse - ipotesi più convincente - la scarsa sensibilità per il bene culturale più importante della Città da parte di chi ci amministra.

Al link seguente, una foto del Castello tricolore risalente al marzo scorso:
http://www.panoramio.com/photo/49678488